abusivitralecalli

Abusivi tra le calli. Squatter innovativi a Venezia

Rebiennale rassegna stampa

Il Manifesto | Abusivi tra le calli. Squatter innovativi a Venezia

Dalla spiaggia alle case occupate. Tra accuse di abusivismo, rischi di sfratto e iniziative culturali. Mentre gli occupanti presentano progetti di autorecupero al comune. Ultima idea: Homemade. Abitazioni, produzione culturale e turismo sociale.

VENEZIA
L’Asc, agenzia sociale per la casa da anni, è impegnata a valorizzare la cooperazione sociale e la riqualificazione delle case del centro storico. Una ricca produzione culturale fatta di saperi e di competenze che rendono possibili soluzioni e tecnologie volte alla sostenibilità eco-energetica e al bio-recupero. Un’esperienza tradotta nell’intervento in un tessuto urbano condizionato dai vincoli storici e dalla morfologia lagunare. Da questa consapevolezza del territorio e della sua complessità in sintesi con le lotte per il reddito, la casa e il welfare nasce nel settembre dell’anno scorso Rebiennale, cantiere di formazione e di intervento negli spazi abitativi e urbani che sarà presentato alla prossima Biennale di Architettura di Rotterdam.
Mentre le attività dei movimenti sul fronte casa vengono riconosciute e anzi trovano posto in prestigiose biennali europee perché rappresentano un interessante percorso di recupero e riqualificazione, stupisce leggere sulle cronache dei quotidiani locali i proclami bellicosi del questore che annuncia il pugno di ferro contro gli abusivi. Mai come in questo fine estate termine è stato così abusato. E al di là del gioco di parole si tratta di una situazione assai preoccupante. Che il movimento si augura non diventi tendenza. Anche perché quello a cui si è assistito è stato qualcosa di ben diverso dall’abusivismo (curioso che mai il questore o chi per esso si schieri pubblicamente sui giornali veneziani contro i plateatici da jungla dei tanti bar e ristoranti – che a Venezia ormai dopo il tramonto bisogna sgomitare con chi sta seduto al ristorante per poter passare in una calle). A Global Beach la parola «abusivi» è stata usata da chi attacca politicamente precari e studenti che lottano per reddito e dignità delle condizioni di lavoro. Dalla spiaggia alle case occupate il passo è breve. Come la spiaggia le case occupate dall’Asc erano chiuse e abbandonate, insalubri, inagibili e sottratte all’uso abitativo. E come è stato fatto con la spiaggia, le case sono state aperte, ripulite e recuperate, risanate e dunque riqualificate e restituite agli abitanti e all’uso sociale e a chi vuole visitare Venezia in tempo di crisi. Come per Global Beach questo per restituire un bene comune alla città è visibile, concreto, gli interventi sono documentati, riconosciuti e autofinanziati.
A Global Beach si è parlato di precariato e di spiaggia, di welfare e di spazi di indipendenza e di autonomia nel contesto di una crisi strutturale e sistemica perché queste esperienze di occupazione e di lotta sono una ricchezza e una risorsa comune. Di sera a Global Beach, di giorno gli stessi precari della cultura si ritrovavano in una casa occupata Ater a Santa Marta in attesa di uno sfratto. Come sempre a Venezia gli sfratti sono un fatto pubblico. Non privatamente gestito da chi la casa la occupa. C’è la solidarietà degli altri occupanti e degli abitanti dei quartieri. A Santa Marta, uno dei quartieri storicamente popolari di Venezia, le case occupate sono parecchie. E se ci si guarda intorno, ci si rende conto che la necessità del recupero riguarda non solo le case e l’abitazione ma anche gli spazi e le reti sociali che vivono nei quartieri. Altrettanto utile quando finalizzata al recupero è la situazione dei mega-eventi culturali come la Biennale.
Nell’autunno 2008 è partito il programma formativo con una serie di laboratori, seminari e atelier gestiti da Rebiennale, concordati con gli studenti Iuav e realizzati con la collaborazione della facoltà di Architettura che ha finanziato la ricerca. All’inizio del 2009, si è entrati nella fase operativa di intervento con l’apertura del cantiere nel Laboratorio occupato Morion di Castello. Le case in via di autorecupero sono una parte essenziale dei lavori in corso di Rebiennale e riguardano la proposta presentata al comune e all’Ater: dare vita ad un progetto pilota di autorecupero che coinvolge alcune delle case nel centro storico. Gli abitanti si impegnano a recuperare, rimettere a norma riportando l’abitazione ad uno stato di agibilità totale in cambio dell’assegnazione. Il percorso dell’autorecupero delle case è stato avviato nel 2003 con una prima fase di progettazione e intervento strutturale e una seconda fase in corso che ha il duplice scopo di aumentare il comfort abitativo e di ridurre notevolmente le dispersioni e gli sprechi di energia da realizzare con la possibilità di accedere al credito nelle modalità e alle condizioni previste dal comune. Gli accordi tra Ater, comune e associazioni e/o coooperative non sono certo una novità in Italia e ancora meno in Europa. Asc e Rebiennale, più in generale il movimento veneziano, a partire da Global Beach che oggi si chiude, ha in cantiere una serie di interventi. Il progetto è stato ribattezzato “Homemade” e articola cantieri di sperimentazione e di ricerca nel territorio per abitare case e quartieri con interventi legati alla produzione culturale e al turismo sociale.

Share this Post